Medico di base, dopo decenni cambia tutto: lo Stato non ha voluto saperne | I pazienti devono per forza adattarsi alle nuove regole
Novità in arrivo per quanto riguarda il medico di base. Lo Stato ha deciso di cambiare le carte in tavola e i pazienti non possono fare niente.
Se c’è un settore che in Italia ha sempre dei problemi- anche se è difficile scegliere – probabilmente è quello della Sanità pubblica.
Continui tagli e carenza di personale, scelte poco oculate e spesso gestioni poco accorte, hanno portato moltissimi ospedali al collasso.
Eppure a differenza di altri Paesi questo potrebbe essere il nostro fiore all’occhiello, essendo gratuita e garantita a tutti i cittadini.
A stretto contato con essa operano i medici di base, figure di riferimento per intere famiglie di cui spesso seguono per anni tutti i componenti. Ma qualcosa sta cambiando, e i pazienti non saranno felici di ciò che ha deciso lo Stato.
Medico di base: cosa sta cambiando
Il medico di base è un libero professionista, che opera in convenzione con il Sistema Sanitario Nazionale, coprendo una determinata zona con un bacino di utenza di massimo 1500 pazienti. Per ognuno di essi percepisce una certa somma, che varia in base alla posizione geografica, all’anzianità di servizio e ad altri parametri. E soprattutto agisce autonomamente.
Nel senso che si, ci sono delle linee guida, per esempio su quanti giorni tenere lo studio aperto- solitamente 5 a settimana – ma tutto dipende anche dal numero di assistiti. L’importanza di questo tipo di medico è indubbia. Si occupa di ogni tipo di malattia, conosce praticamente tutte le medicine e sa indirizzare il paziente verso lo specialista necessario. Ed è anche un po’ confidente. Le novità in arrivo però non sono ben accolte dai pazienti.
Le novità per i pazienti
Cosa sta cambiando quindi nell’operato del medico di base? Secondo quanto si sta decidendo i nuovi medici di base non saranno più liberi professionisti, ma dipenderanno dal Sistema Sanitario Nazionale. Saranno infatti assunti r poi assegnati nelle Case di Comunità che verranno aperte in tutta Italia.
Si tratta di strutture di supporto che orienteranno i pazienti verso il Sistema Sanitario, divenendo il primo contatto dei cittadini. Al loro interno comprenderanno un punto accoglienza e uno di orientamento e sarà possibile anche effettuare alcuni esami. Questo comporta un modo di lavorare che dovrebbe essere uguale per tutti con un contratto nazionale e orari stabiliti. Addio al vecchio studio medico quindi, che molto probabilmente sparirà del tutto. E anche se i pazienti oggi non sono contenti, potrebbe essere però un modo per alleggerire il carico degli ospedali e fornire un servizio più completo.