Ora la scienza lo dice chiaramente: l’intelligenza del figlio dipende solo da questo genitore | Non ci sono più dubbi
Ci si scherza sopra da sempre tra marito e moglie ma la scienza ha detto la sua: l’intelligenza dei figli dipende davvero da un genitore.
Tra genitori spesso si scherza sull’argomento, attribuendo le doti e le capacità dei propri figli a sé stessi.
In genere avviene così: se il figlio ha fatto qualcosa di buono e intelligente, si racconta all’altro iniziando con “MIO figlio”. Se invece deve essere sgridato perché non si è comportato bene, la frase inizierà con “TUO figlio”.
Per non parlare poi dell’intelligenza. Se infatti per quanto riguarda l’aspetto esteriore è facile capire da chi ha preso, per le qualità intellettive ognuno cercherà di tirare acqua al suo mulino.
Ebbene, la scienza ha finalmente messo la parola fine almeno a quest’ultima questione: a trasmettere l’intelligenza è davvero uno dei genitori. Di chi si tratta?
Intelligenza ai figli: la trasmette un genitore
Per capire di cosa stiamo parlando dobbiamo farlo in maniera scientifica, prendendo in prestito il resoconto di tg24.sky.it che si riferisce ad un articolo pubblicato sul blog scientifico Psychology Spot. L’intelligenza ai figli viene trasmessa attraverso i “geni condizionati”. E cita poi testualmente: “si tratta di geni che hanno una sorta di etichetta biochimica che consente di tracciare le loro origini e che rivela anche se sono attivi o no all’interno delle cellule dei discendenti”.
Questi geni, poi, sono attivi quando ereditati da un genitore, e si disattivano se ereditati dall’altro. Curiosi di sapere chi dei due ha sempre avuto ragione a vantarsi della propria eredità intellettiva ai figli?
Chi dei due può vantarsi
Ebbene, secondo la scienza, l’intelligenza è portata dal cromosoma X. Che è quello trasmesso per via femminile. Quindi i figli intelligenti lo sono per merito della mamma. Ma non solo; c’è infatti da sottolineare che è vero che la genetica ha un peso di circa il 50-60%, ma c’è anche tutto il resto, che è determinato da altri fattori.
Che ha spiegato chiaramente anche Adelia Lucattini, medico, psichiatra e psicoanalista, intervistata da vocedellascuola.it. La dottoressa ha chiarito che i bambini caratterizzati da un alto quoziente intellettivo hanno però bisogno di poterlo esprimere usufruendo di “aspetti relazionali, psicologici, profondi, inconsci, che si sviluppano tra il bambino e la madre fin dai primissimi momenti di vita. Molte esperienze hanno dimostrato che i bambini abbandonati, che hanno vissuto in modo selvaggio come Victor de l’Aveyron, (un dodicenne ritrovato nei boschi francesi nel 1798 totalmente selvaggio e mai recuperato del tutto ndr) che siano stati privati di cure e affetto, non possono sviluppare un’intelligenza proporzionale alle loro potenzialità. I bambini deprivati, hanno difficoltà a sviluppare quelle funzioni mentali che servono per utilizzare l’intelligenza di cui possono anche essere dotati geneticamente”. Insomma, alla base di tutto c’è l’educazione in senso lato.