Inps, da ora contano anche gli anni in cui sei stato a casa | Pensioni ciccione per tutti

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Pensioni più ricche (foto di Kampus Production da Pexels) - lagazzettadimassaecarrara.it

L’agognata pensione può non essere più un miraggio per alcuni. Le regole cambiano, ora contano anche gli anni in cui non hai lavorato.

La pensione rappresenta da sempre un momento agognato e allo stesso tempo temuto per tutti i lavoratori. Perché se da un lato non vedono l’ora di godersi il meritato riposo dopo una vita passata a faticare, dall’altro temono di annoiarsi.

La vita cambia, inevitabilmente. Ma anche la pensione, o meglio i termini per potervi accedere, continuano a cambiare negli anni.

Questo accade perché la popolazione non rimane uguale a se stessa, e il sistema pensionistico ha avuto necessità di adattarsi a fattori economici, demografici e sociali in continuo mutamento.

Qualcuno però rischia di essere tagliato fuori, di non avere i giusti requisiti, di non aver accumulato abbastanza contributi. Niente paura, da oggi contano anche gli anni in cui sei stato a casa. Vediamo nel dettaglio.

Inps: la pensione cambia

Se fino a qualche anno fa la regola era fissata a 60 anni  per le donne e 65 per gli uomini come termine da rispettare per poter accedere alla pensione,  l’invecchiamento della popolazione e l’aumento della speranza di vita hanno cambiato le carte in tavola. Nel corso degli anni, come abbiamo anticipato, l’età pensionabile è stata aumentata, e non dipende più soltanto dall’età anagrafica, ma anche dai contributi versati.

Questo ha creato non poche problematiche per le tantissime persone che si sono trovate a rispettare solo uno dei due requisiti necessari, impossibilitati quindi ad avervi accesso. Come fare se non si hanno abbastanza contributi? C’è una possibilità offerta dall’Inps di sfruttare anche gli anni in cui non abbiamo lavorato.

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Il riscatto della laurea (foto di Stanley Morales da Pexels) – lagazzettadimassaecarrara.it

Come renderla più ricca anche senza contributi

Per chi non lo sapesse, è possibile anticipare la pensione o rimpinguarla riscattando gli anni di laura. Nel primo caso però occorre aver iniziato a lavorare a 24 anni, nel secondo non devi aver lavorato nello stesso periodo.

Nello specifico, come spiega fiscoetasse.com: “consiste nel versamento all’INPS di un importo destinato ai contributi previdenziali per gli anni di studio universitario, come se fossero stati invece impiegati al lavoro. In questo modo si può aumentare l’importo dell’assegno pensionistico e anticipare il momento della pensione, in misura pari al numero di anni riscattati”. Tra l’altro è bene ricordare che l’importo necessario potrà anche essere versato a rate, sebbene spesso sia molto alto. Anche in questo caso c’è una soluzione, ovvero il riscatto agevolato, che può far risparmiare fino al 70% della somma da versare. Comunque sul portale dell’Inps c’è un utile simulatore che può aiutare a fare chiarezza.