Disastro automobili, chiude l’azienda numero 1 al mondo: saracinesche serrate e dipendenti in mezzo alla strada | Non c’è ritorno

Chiusura azienda auto (Fonte web) - Lagazzettadimassaecarrara.it
L’azienda leader mondiale nella produzione di automobili, il colosso che per decenni ha dettato le regole del mercato, ha annunciato la chiusura definitiva.
Un annuncio che ha il sapore amaro di una sconfitta, di un’era che volge al termine, lasciando dietro di sé una scia di incertezza e disperazione.
Le immagini delle saracinesche abbassate e dei cancelli chiusi sono il simbolo di un declino inesorabile.
Un disastro che non riguarda solo i lavoratori e le loro famiglie, ma l’intero ecosistema dell’automotive.
Ma come si è arrivati a questo punto? Come è possibile che un’azienda così potente, un simbolo di eccellenza e innovazione, sia stata costretta a gettare la spugna? Continua a leggere per scoprirlo.
Una chiusura dolorosa
Dopo gli annunci di chiusura di Volkswagen in Germania, anche Audi ha annunciato la chiusura del suo stabilimento di Bruxelles. Questa decisione, presa a seguito di un comitato aziendale straordinario, segna un ulteriore colpo al settore automotive tedesco, già in forte difficoltà. La chiusura dello stabilimento belga, parte del gruppo Volkswagen, arriva in un momento di profonda e non è stata del tutto inaspettata. Già a febbraio 2024, la direzione aveva confermato che la nuova Audi Q8 e-tron non sarebbe stata più prodotta in Belgio, anticipando la delocalizzazione della produzione in Messico per ridurre i costi e avvicinarsi al mercato statunitense. L’annuncio della chiusura definitiva ha, però, colto di sorpresa i lavoratori che speravano in una soluzione alternativa.
Il rischio di chiusura si era palesato già a luglio, quando il gruppo Volkswagen aveva annunciato l’intenzione di rinnovare la sede di Audi Bruxelles, avviando la cosiddetta “procedura Renault”. Questa procedura, nella legge belga, è un preludio a licenziamenti collettivi, che avrebbero potuto coinvolgere quasi la metà dei 3.000 dipendenti dello stabilimento. Dopo un’estate di proteste e trattative, i sindacati erano riusciti a raggiungere un accordo con la direzione, ma il prezzo da pagare si è rivelato alto: la chiusura dello stabilimento. Le trattative sulle condizioni di licenziamento sono in corso, con la direzione che parla di un “possibile piano sociale”. L’ultima speranza era rappresentata dalla possibilità di trovare un acquirente per lo stabilimento, ma al momento Audi Bruxelles non ha attirato molti investitori.

Le conseguenze in Italia
La crisi dell’automotive tedesco ha ripercussioni anche in Italia, dove ci sono tensioni tra governo e imprese per i tagli al settore. L’Anfia (Associazione delle imprese della filiera automotive) ha criticato il governo per aver tagliato 4,6 miliardi di euro al Fondo automotive, destinato al sostegno della riconversione della filiera.
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha cercato di rassicurare, affermando che le risorse saranno destinate agli investimenti produttivi, con particolare attenzione alla componentistica. La posizione del governo non convince pienamente, soprattutto in un momento di transizione in cui il settore automotive ha bisogno di un forte sostegno per affrontare le sfide della transizione verde.