Legge 104, svolta spezzaossa: licenziamento in tronco mentre non ci sei | La legge è già attiva

Uomo triste- Foto di Andrew Neel da Pexels-LaGazzettadiMassaeCarrara.it
Cambiamenti molto importanti in arrivo per chi usufruisce del congedo relativo alla legge 104: ecco in quali casi si rischia il licenziamento.
La legge 104 è una normativa pensata per tutelare i lavoratori che assistono familiari con gravi disabilità, ma, contrariamente a quanto si pensi, non offre una protezione assoluta dal licenziamento.
Di recente è stato infatti chiarito che il datore di lavoro può interrompere il rapporto lavorativo anche mentre il dipendente è in congedo straordinario.
La revoca del contratto non è automatica, ma può dipendere da motivazioni economiche, disciplinari o riorganizzative dell’azienda.
L’interpretazione della normativa non lascia spazio a dubbi: il licenziamento è vietato solo se motivato direttamente dalla fruizione del congedo, ma si possono verificare altre situazioni.
Congedo legge 104: i casi in cui un lavoratore dipendente può essere licenziato
Analizzando bene la legge 104 relativa ai lavoratori che assistono familiari disabili, emerge con chiarezza che un lavoratore in congedo straordinario può essere licenziato per cause indipendenti dalla sua assenza. In alcuni casi, quindi, il licenziamento è ritenuto più che valido. Dietro questa decisione, tutelata dalla legge, si possono celare motivi economici, come una crisi aziendale o una ristrutturazione. La fine del rapporto di lavoro può essere ricondotta anche a ragioni disciplinari, come violazioni gravi del regolamento interno.
In particolare, la Corte di Cassazione ha chiarito che l’uso improprio del congedo può compromettere il rapporto di fiducia tra dipendente e datore di lavoro. Nel caso in cui si dimostri che il lavoratore ha sfruttato il permesso per scopi diversi dall’assistenza al familiare disabile, può essere immediatamente licenziato. Bisogna, però, valutare il caso in cui l’abuso non sia stato premeditato. In alternativa, il giudice può valutare una sanzione disciplinare più lieve.

Cosa può fare il lavoratore per difendersi dal licenziamento ingiustificato
Per evitare licenziamenti che non siano determinati da una giusta causa, la legge impone al datore di lavoro di seguire precise e severe regole procedurali. Se il licenziamento avviene per motivi disciplinari, il dipendente deve ricevere una contestazione formale. In questo caso il lavoratore deve avere almeno cinque giorni a disposizione per presentare una difesa scritta. Può inoltre richiedere un incontro con l’azienda per esporre le proprie ragioni, assistito da un rappresentante sindacale.
Nel caso di licenziamento per ragioni economiche, l’azienda deve dimostrare che la decisione è necessaria e che non è basata sulla semplice assenza del lavoratore. Secondo la legge, infatti, il licenziamento collettivo, quando giustificato da una riorganizzazione aziendale, è valido anche se coinvolge dipendenti in congedo straordinario.