“Posto di blocco, devo controllare il telefono”: ora vogliono vedere cosa scrivi su WhatsApp | Non puoi rifiutare

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Posto di blocco (foto di Rodolfo Gaion da pexels) - lagazzettadimassaecarrara.it

Non c’è più privacy: al posto di blocco le Forze dell’Ordine possono anche chiederti di controllare WhatsApp, e non ti puoi rifiutare. 

Le Forze dell’Ordine in molti casi hanno la necessità di istituire dei posti di blocco per i motivi più disparati, come ad esempio  garantire la sicurezza stradale e prevenire crimini o incidenti.

Questi controlli sono essenziali per mantenere l’ordine e verificare che gli automobilisti rispettino le norme del Codice della Strada e siano in regola con i documenti e la vettura.

Sebbene abbiano l’obiettivo primario di proteggere la nostra stessa incolumità, molti automobilisti anche se in regola con i documenti provano un po’ di timore alla sola vista del posto di blocco. Che aumenta quando vengono fermati.

Nasce il  sospetto di non aver fatto tutto correttamente, e la paura di essere multati è un sentimento comune, anche tra chi sa di non aver violato alcuna legge. Ma oggi c’ è un controllo in più che può essere effettuato sugli automobilisti: quello delle chat di WhatsApp. Una violazione della privacy? No, perché è tutto legale. Ma perché avviene?

Posto di blocco: ora ti controllano le chat di WhatsApp

Tutti siamo stati fermati per un controllo almeno una volta  nella vita. Quando un automobilista viene fermato i poliziotti o chi per loro generalmente chiedono i documenti di circolazione del veicolo, tra cui la patente di guida, il libretto  e l’assicurazione. Se il controllo è finalizzato alla verifica dell’alcol, potrebbe essere richiesto di soffiare nell’etilometro. In alcuni casi, le Forze dell’Ordine possono chiedere anche di eseguire un test per verificare l’eventuale presenza di droghe o altre sostanze che possano compromettere la guida.

Questo tipo di controlli contribuisce a rendere le strade più sicure per tutti. Ma allora cosa c’entra WhatsApp?

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Chat di WhatsApp (Foto di Christian Wiediger su Unsplash) – lagazzettadimassaecarrara.it

Violazione della privacy o è tutto legale?

Per chiarire la questione dobbiamo riportare cosa recita l’articolo 45 comma 9-bis del Codice della Strada: “E’ vietata la produzione, la commercializzazione e l’uso di dispositivi che, direttamente o indirettamente, segnalano la presenza e consentono la localizzazione delle apposite apparecchiature di rilevamento […] utilizzate dagli organi di polizia stradale per il controllo delle violazioni”. Questo comprende anche far parte di chat che hanno lo scopo di segnalare la presenza di controlli stradali.

C’è da sottolineare comunque che la legge  fa riferimento solo ad apparecchiature di rilevamento come autovelox o tutor. Quindi nel caso in cui si venisse sorpresi a fare parte di un simile gruppo WhatsApp, sarebbe reato solo la segnalazione delle suddette e non dei soli posti di blocco.