Sabato mattina al CARMI in Carrara si è tenuta una conferenza del professor Gaetano Malandrino dell’accademia, sulla didattica museale e le funzioni del CARMI nel quadro della cultura storica della nostra città: famosa nel mondo per il suo pregiato “Bianco” e soprattutto per la sua escavazione e lavorazione. Il professore ha incentrato la sua relazione (sulle tre anime di un museo: museologica, museografica e didattica). Ha intrattenuto gli ospiti sulle funzioni Museologiche, sul processo di traduzione museografica per l'allestimento, sulle conoscenze didattiche ed educative dell'istituzione culturale presente nella Padula, importante luogo nell’ambito della memoria cittadina, che dovrebbe ricordare con vanto di aver avuto un glorioso passato di tecniche e conoscenze sul Lapideo fin dall’epoca romana; fino a cinquant’anni fa non c’era cava nel mondo che non avesse un tecnico carrarino fra il proprio personale. Gli stessi, cosiddetti, “schiavi” romani non erano lavoranti generici qualsiasi, ma specialisti del marmo nelle cui more, sapevano individuarne i difetti, operare i “tagli”, per estrarre il blocco dal monte ed abbozzarne la forma.
Il museo intitolato a Michelangelo non possiede nulla dell’Autore se non la memoria, dei certificati dagli atti notarili dell’acquisto dei marmi, saggiati e fatti personalmente dall’Artista che soggiornava nel palazzetto rosso di Piazza Duomo di proprietà Pelliccia.
Il Museo, analizzato con gli occhi della Didattica, ha mostrato aspetti congruenti e incongruenti, idee innovative ed occasioni di crescita da sviluppare. Il Carmi ha detto propriamente il Professore, dovrebbe assolvere la funzione di raccogliere le testimonianze cronologiche del tempo del Buonarroti in modo tale da fare entrare e respirare al visitatore la vita convissuta dall’Artista in stretta comunanza con le botteghe, i laboratori, le maestranze del tempo. Michelangelo era felicissimo di venire a Carrara coi sui cavatori: “Bivaccò insieme ai cavatori, agli scalpellini, ai mulattieri e ai carrettieri. Incominciava all’alba a ispezionare le cave, saggiava la qualità del marmo….” *
Quindi il Genio condivideva, per lunghi e fecondi periodi la vita coi nostri concittadini.
Sarebbe quindi il caso di cominciare a raccogliere elementi che, all’apparenza insignificanti, sono testimoni di un tempo tanto significativo ed esporli in un percorso museale come il CARMI. Dice Malandrino: "Bisogna riannodare i fili tra Carrara e Michelangelo, tra la storia civica e la bottega artigiana, i cittadini ed il museo, partendo dalla civiltà materiale, dai ritrovamenti archeologici coevi al grande scultore che oggi magari giacciono in un anonimo deposito museale".
"Bisogna riportare Carrara al Carmi e Michelangelo a Carrara!" Incrementare la parte del museo evocativo che tanto interesse ha generato nel professore insieme agli spazi dedicati alla didattica per i più piccoli.
Il famoso dualismo degli antichi filosofi se l’Arte debba essere Edonistica o Didascalica la risolveremmo con questa seconda teoria.
Il suo messaggio è rivolto ad un cambio di pelle per il Carmi, un museo che cattura, ma che ha spazi enormi di crescita se si dovrà proiettare maggiormente verso la città, verso il suo patrimonio materiale, verso i luoghi vissuti dal genio fiorentino
Ovviamente ci vorrebbero servizi ed infrastrutture che al momento non esistono, primo fra tutti l’amore per la propria città e la propria storia affidata a gente che non ne ha alcuna contezza!
Un plauso ovviamente al Professore Malandrino, al suo entusiasmo e alla sua intelligente e titanica lotta contro i muri di gomma.
