"Senz’ali né gloria" è il titolo del musical della Clacson Beauty che andrà in scena sabato 15 e domenica 16 al Teatro Guglielmi a Massa. Narra la storia del monolite che estratto dalle cave di marmo di Carrara raggiungerà Roma per essere collocato al Foro Italico. Un vero è proprio colossal che racconta il mondo delle cave e dei cavatori . Per le due serate Michele Trombella e Maria Corsini i titolari della scuola di musical hanno voluto le opere di Mafalda Pegollo a coronamento ed arricchimento dello spettacolo perché molto legate al mondo del marmo per la tecnica utilizzata.
Mafalda Pegollo, massese, artista internazionale , merita premi e riconoscimenti. Espone in importanti palazzi storici, musei e cattedrali di famose città italiane ed estere , come Roma, Milano, Trieste, Muggia, Firenze, Assisi, Spoleto, Gubbio, Bologna , Rovigo, Bergamo, Gravedona, Dongo, Anghiari, Vinci, Saturnia, Mantova, Sabbioneta, Canelli , Londra, Berlino, Dubrovnik, Tirana, Montecatini, La Spezia, Oronovo, Pietrasanta, Massa, Carrara , Pizzo Calabro.
Le sue opere parlano del mondo nascosto, quello dei sentimenti, dei desideri, delle paure, delle incertezze, della ricerca della felicità. Raccontano i suoi stai d’animo e le ferite più profonde, l’amore e il dolore , facendo uso anche di simboli ed utilizzando una tecnica molto originale e materica che Mafalda spiega così : Volevo che le mie emozioni fossero tangibili, reali, palpabili e ho trovato il modo per renderle tali scegliendo il marmo, materiale di cui conosco molto bene le caratteristiche tecniche e qualitative perché lavorato per decenni dalla mia famiglia. Il marmo inoltre è il simbolo della nostra terra fatta di aspre montagne e uomini duri e forti che per secoli ne subiscono il fascino e il pericolo. Il mondo del marmo è fatto infatti di emozioni belle ma anche dolorose. Pensiamo ad esempio alla passione, alla tenacia, alla forza e alla fatica con cui il cavatore strappa il marmo dalla montagna, costantemente esposto a rischi e a pericoli. Troppo spesso quel lavoro antico di millenni si è macchiato del sangue dei suoi stessi lavoratori e sovente si è sentito il suono delle campane a morte provenire dalle chiese dei paesi a monte. Nei secoli il marmo ha adornato palazzi, ville e cattedrali , ed è diventata materia sulla quale le mani di abili scultori hanno potuto plasmarlo in armoniche figure regalando gioia e destando bellezza e meraviglia. Diversamente da questi artisti, io ho deciso di utilizzare la polvere che ne resta della sua lavorazione e con la stessa passione, forza e tenacia del cavatore, ho usato la spatola per plasmare l’opera sulla tela bianca, senza avere uno schema ben preciso e senza aver fatto prima alcun schizzo o bozzetto. Ho lavorato di getto e d’istinto sola con la mia tela. E’ stato così che è avvenuta la metamorfosi: la polvere è tornata ad essere materia viva, esattamente come un corpo dopo la morte si trasforma in un’altra forma di vita. I colori poi hanno fatto il resto, dando luce e ombra per risaltare quelle stesse emozioni, quegli stessi sentimenti e stati d’animo che già la materia vorticosamente era riuscita ad estrapolare dalla tela. Col procedere del lavoro il mio mondo interiore si è concretizzato davanti a me: non era più frammentato, ma aveva adesso un’armonia, un ritmo, una forma, costruendo così negli anni un percorso ben definito. Ho visto il mio mondo interiore e grazie alla materia l’ho potuto toccare. E’un lavoro entusiasmante che mi ha portato alla consapevolezza dei miei limiti, delle mie debolezze, aiutandomi a combatterle e a superarle, ma anche della mia forza , della mia grande tenacia, energia e passione. Tutte caratteristiche queste, che contraddistinguevano anche mio padre, un uomo di marmo, duro, forte e tenace quanto la pietra che le sue mani hanno lavorato per tutta la sua vita.