Sulla discarica di Cava Fornace sembra essere calato il silenzio. Subito dopo il disastro del 6 maggio oltre a sospendere i conferimenti dei rifiuti , pretendere gli interventi in emergenza sull’invaso e una relazione sull’accaduto e su quanto fatto per evitare ulteriori incidenti, Regione Toscana sospende il PAUR in attesa di una valutazione del progetto complessivo per arrivare a quota 98 metri sul livello del mare, proprio alla luce di un cedimento del paramento interno. Peraltro sul sito web della Regione Toscana dopo la sospensione del PAUR non troveremo più atti o evidenze su Cava Fornace.In quei giorni, sull’onda emotiva di quanto accaduto, abbiamo sentito dire da parte di molti politici e amministratori locali, anche a Montignoso, che la discarica avrebbe dovuto chiudere per sempre. Il Consiglio Comunale di Montignoso il 16 maggio all’unanimità ha ribadito la necessità della chiusura nel più breve tempo possibile, impegnando il Sindaco ad adottare le iniziative necessarie. A 2 mesi da quel consiglio vorremmo degli aggiornamenti su atti e provvedimenti che sono stati intrapresi a Montignoso alla luce dell’ennesimo impegno di chiusura. Inoltre durante quel consiglio abbiamo consegnato al sindaco e all’intero Consiglio un documento, in quella sede protocollato formalmente dalla Segreteria Generale del Comune, sul quale ad oggi non abbiamo avuto alcuna risposta se non un atteggiamento nei fatti dilatorio. E ci sembra davvero assurdo che prima i politici facciano dichiarazioni di intenti, come se fossero paladini dei cittadini e poi non si risponda alle richieste che questi avanzano.Nel documento abbiamo fatto richiesta, oltre che delle copie delle fidejussioni rilasciate dal gestore, di avere le relazioni fatte da Arpat e dal Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri il 6 maggio scorso ed eventuali successive, oltre a quella che il gestore avrebbe dovuto consegnare alle Autorità in ossequio all'ordinanza regionale di sospensione. Si è richiesto inoltre di effettuare senza indugio un campionamento del materiale smottato, la verifica dei piezometri che avevano dati fuori dalla norma dall'ultimo rapporto ambientale del 2023 e la messa in monitoraggio della fossa Fiorentina e dell’intero Lago di Porta per almeno 2 anni per poter valutare se ci sono stati danni all’ecosistema dell’area umida interessata dallo sversamento; oltre ad un’indagine epidemiologica sulla popolazione che vive entro un chilometro dalla discarica e dal Lago di Porta.Per il reperimento delle risorse finanziarie per sostenere le analisi, la fase di monitoraggio e l’indagine epidemiologica suggeriamo che debbano essere escusse le fidejussioni, che sono richieste proprio per gestire situazioni come queste.Ritenendo il percolato un elemento di forte criticità ambientale, sempre in quel documento, si chiede una valutazione sulla gestione pre e post emergenza. Anche dall’intervento del gestore in Commissione Cava Fornace pare che a oltre 70 giorni dal disastro il percolato sia ancora veicolato in fognatura. E ci chiediamo perche’ vada ancora in fognatura visto che avrebbe dovuto essere contingente alla fase emergenziale, in attesa di mettere in sicurezza il sito. Sono stati fatti i controlli sui lavori effettuati in discarica dopo il 6 maggio? Qualcuno della Regione si è accertato della situazione e dei rischi esistenti? Chi sta monitorando l’area della discarica? Non vorremmo essere stati lasciati nuovamente da soli: ci sembra che questo silenzio intorno alla discarica di Cava Fornace sia voluto e faccia comodo. Noi invece vogliamo risposte, le pretendiamo. Le vogliamo dalla Regione, che deve verificare quanto accaduto e sta accadendo, le vogliamo dai comuni che devono tutelare la salute e la sicurezza dei cittadini e dell’ambiente. E siamo stanchi di frasi di circostanza e di lacrime di coccodrillo. Occorre intervenire fino a quando siamo in tempo, e non piangere dopo. Non vogliamo piu’ dover dire “Avevamo ragione noi”.
Il Comitato Cava Fornace chiede risposte sul disastro del 6 maggio
Scritto da Redazione
Montignoso
15 Luglio 2024
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