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Scritto da Redazione
Montignoso
05 Settembre 2024

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Sulla discarica di Cava Fornace ancora tutto tace, nonostante le nostre richieste di sopralluoghi da parte dei tecnici della regione, di Arpat, Gaia e Asl. Questo silenzio non è solo imbarazzante, ma, a questo punto, complice di un generale disinteresse da parte di chi dovrebbe agire nell’interesse dei cittadini e dell’ambiente. Leggendo la  “Relazione tecnica in adempimento al provvedimento di diffida e Sospensione” ci pare di capire che il  gestore non abbia pienamente sotto controllo la situazione che si è venuta a determinare con l’incidente,  visto che  si deve cercare di capire “il perché delle zone di accumulo del percolato se connesse a possibile rottura e/o malfunzionamento della rete di drenaggio del percolato stesso.”. PAA afferma inoltre come siano necessarie indagini sulle cause che hanno generato l’evento e  come occorra adottare un approccio metodologico mediante il quale si possa individuare l’esistenza di condizioni anomale in grado di generare scenari incidentali. Questo è lo stesso gestore che poco prima del disastro, durante la contestatissima inchiesta pubblica, rispondendo alle osservazioni sulla stabilità dei versanti sul rischio idrogeologico, sbandierava a tutti la sicurezza dell’impianto, dei lavori fatti e di un progetto studiato nel minimo dettaglio e senza nessun rischio per il territorio. Sicurezza? Quanto accaduto il 6 maggio, con migliaia di litri di percolato con fibre di amianto, ferro, alluminio e solidi sospesi finiti prima sull’Aurelia poi nel Lago di Porta, ha dimostrato l’inaffidabilità dell’impianto. E  davvero noi dovremmo fidarci ancora?  Avere  una discarica di amianto e rifiuti speciali a ridosso di sorgenti dovrebbe sconvolgere  chiunque dotato di buon senso, e in un  mondo normale ci si dovrebbe chiedere come sia stato possibile essere arrivati a questo. Il 6 maggio è solo l’epilogo di un tragedia annunciata. Nella stessa relazione tecnica sopracitata, alla luce di quanto accaduto, PAA continua affermando che  la sicurezza dell’impianto ci potrà essere solo ad opera conclusa.  E nel frattempo cosa dobbiamo aspettarci? A quale santo dovremmo rivolgerci per scongiurare altri disastri? La nostra preoccupazione aumenta come è emerso anche nella commissione di controllo di Cava Fornace, dove abbiamo appreso come PAA abbia chiesto alla Regione di mettere dei teli impermeabilizzanti, ma la Regione non sarebbe d’accordo suggerendo di regimare le acque meteoriche, anche in maniera temporanea. Ma per chiedere la regimazione delle acque, i tecnici regionali hanno verificato lo stato dell’impianto? Durante la commissione è emerso inoltre che la stessa Regione avrebbe chiesto pareri a Gaia ed a Arpat riguardo il percolato visto che continua ad essere sversato in fognatura. Gaia si atterrebbe all’ordinanza del Sindaco mentre Arpat  affermerebbe che lo scarico in fogna non può essere mantenuto in quanto il depuratore non è autorizzato a riceverlo  (mancherebbe l’AIA ). Tra poco inizierà il periodo autunnale solitamente molto piovoso e le nostre paure aumentano considerando che non abbiamo alcun aggiornamento sullo stato della discarica . Un’ultima domanda,che facciamo qui, pubblicamente a mezzo stampa, alle amministrazioni comunali di Montignoso e Pietrasanta: esistono delle fideiussioni, ovvero delle assicurazioni, delle somme di denaro che per legge il gestore della discarica deve fare a garanzia proprio di eventuali problemi di gestione e a tutela della comunità territoriale. Non credono le amministrazioni che sarebbe il caso di  richiederne l’escussione, dati i gravi ulteriori danni prodotti dall’incidente del 6 maggio scorso, che hanno gravato e graveranno sulla salute nostra , del Lago di Porta, delle falde acquifere sottostanti? Saranno ancora una volta i cittadini, con le loro tasse, a pagare i deboli rimedi ai danni e ai disastri provocati da altri che lucrano sui beni comuni? Siamo solo cittadini. Gli stessi cittadini che hanno già detto “avevamo ragione noi”.  Fate in modo che non  ci si debba ripetere. Sarebbe una tragedia per tutti.

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